Compost e compostaggio: tutto quello che dovresti sapere

Fare il compost è una pratica contadina antica, che sta tornando di moda perché è semplice, sostenibile ed economica. Una buona abitudine che deve la sua rinascita anche alle politiche verdi, orientate al riciclo, al riuso dei materiali di scarto e al rispetto della natura. Infatti, recuperare e riutilizzare gli scarti alimentari, invece che pattumarli nella indifferenziata, è un gesto di grande sostenibilità ambientale. È pur vero che in molte città è stata avviata la raccolta dei resti di cibo, destinato ad essere trasformato in compost e in mangimi per gli animali. Ma è altrettanto vero che farsi in casa il proprio terriccio per le piante è anche una bella soddisfazione.

Il supporto vegetale

Siamo abituati a considerare la terra, nella quale coltiviamo fiori e piante, semplicemente una zolla di color marrone che serve a sostenere il fusto e lasciare sviluppare le radici. Ma appena ci dedichiamo al compost e ci documentiamo meglio sulla sua realtà, quello che si svela è un mondo inaspettato. Quella zolla di terra anonima, infatti, diventa un universo da scoprire. Un universo nel quale si innesta il magico mondo della nutrizione vegetale (concimi e composizione sali minerali) e della difesa delle piante (anticrittogamici). Vediamo quindi cos’è la terra e quale sia il suo ruolo di supporto vegetale, a sostegno delle piante.

Dove nasce la terra

La terra nasce grazie al ciclo alchemico che la Natura opera sui suoi componenti. Una grande opera di trasformazione che prende tutto ciò che ha terminato il suo ciclo vitale e lo trasforma attraverso la putrefazione. Nella magica terra dei Faraoni essa avveniva nella zona dell’Alto Nilo, la più fertile, e veniva definita “L’Opera al nero della Natura”. La putrefazione è un processo complesso che la Natura opera continuamente. Le foglie che cadono dagli alberi, i resti degli animali sul terreno, gli escrementi, il sudore, la esfoliazione dei tessuti, tutto si mischia in natura per restituire le cellule disaggregate alla vita e nutrire un altro organismo. Una trasformazione che però non avviene da sola ma necessita di qualche aiutino.

Gli operai della trasformazione

Gli operai che trasformano in compost i rifiuti alimentari sono principalmente tre: le temperature elevate, i macrorganismi, e cioè gli animali che vivono nel compost, e i microrganismi, come i funghi, i batteri e gli actinomiceti.

Le temperature nel compost si innalzano naturalmente appena inizia la decomposizione, e sono indispensabili per agevolare il processo di putrefazione o di cottura. I macrorganismi sono tutti quei piccoli animali che vivono dentro questo microcosmo. Essi contribuiscono a trasformare gli alimenti putrefatti in sali nutritivi, grazie ad un semplice processo di nutrizione e deiezione. Si tratta di lombrichi, formiche, insetti ed altro.

I microrganismi invece sono divisi in batteri, funghi e actinomiceti. I batteri si sviluppano da subito e si attivano appena salgono le temperature. La loro azione è costante durante tutta la fase di compostaggio e ciascun ceppo si dedica ad un particolare tipo di alimento.

Sul materiale che i batteri non riescono ad intaccare, e cioè quello meno umido, intervengono le spore fungine le quali, siccome non amano il troppo caldo, lavorano soprattutto nelle zone periferiche del cumulo. Gli attinomiceti sono anch’essi dei batteri, di tipo filamentoso, più lenti a proliferare e più tardivi. Ma il loro contributo è essenziale per demolire le cellule più resistenti, come le cellulose e la lignina, anche se intervengono nella fase finale del compostaggio.

Quindi, quando metti i resti di cibo in una compostiera e dopo un po’ ci trovi della terra, vuol dire che c’è qualcuno che nel frattempo ha lavorato duramente per te. E magari scopri pure che tra costoro ci sono agenti naturali, che finora ti sei limitato a considerare solo dei banali e inutili insetti, come le mosche.

Ovviamente la ricerca scientifica, applicata al settore agricolo, ora come allora, ha imparato ad aggiungere al compost degli elementi che agevolano e velocizzano la trasformazione, insieme ad altri che invece riducono i cattivi odori. Parleremo anche di loro (le capsule di compostaggio). Ma intanto quello che ci interessa è comprendere innanzi tutto la differenza tra l’humus creato dal compost e la terra dei vasi. È molto semplice. L’humus è una terra giovane e molto ricca di elementi nutritivi per la pianta.

La terra nel vaso, invece, spesso è solo un misto di silicati e argille. Un substrato che la piantina ha già provveduto a impoverire, nutrendosi ogni volta che hai versato dell’acqua per irrigarla. In pratica la terra vecchia ed esausta offre ancora un valido supporto alle radici, ma solo se la mischi all’humus, che tiri fuori dalla compostiera, può tornare a nutrire la piantina.

Questo nutrimento è nei sali, di cui è ricco l’humus, che si sciolgono nell’acqua di irrigazione. I sali disciolti nell’acqua rappresentano il nutrimento, che la pianta assorbe tramite le sue radici superficiali, mentre il fittone la tiene ben ancorata alla terra e la sostiene. L’humus si crea naturalmente sulla superficie della terra, ma usando la compostiera lo ottieni più rapidamente.

Qualche cenno sulla compostiera

Quando si accumulano insieme quantità consistenti di resti di tipo animale e vegetale il processo di trasformazione si accelera notevolmente. Ciò vuol dire che si può ottenere dell’ottimo humus in tempi relativamente brevi. Lo sapevano bene i contadini che nelle dimore agresti tenevano nei pressi delle stalle sia le concimaie che le aree di raccolta dei rifiuti organici. Esse ovviamente erano collocate ben lontane dalle abitazioni, sia per il cattivo odore sviluppato dalla marcescenza, sia perché i piccoli roditori amano il tepore perenne che queste raccolte sprigionano, anche in pieno inverno.

Ma in campagna, come in giardino o in casa, basta creare un ambiente adatto e protetto dai roditori costruendo o acquistando una compostiera. Poi bisognerà metterci dentro i rifiuti organici, che si vanno accumulando quotidianamente. Infine basterà aspettare e vederli trasformare, nel tempo, in un ottimo compost. Un humus ricco di sali, da usare per le piante in vaso o nelle aiuole. Però, quando si selezionano i rifiuti, bisogna fare attenzione a cosa si mette dentro.

Quali scarti si possono mettere nel compost

In genere si possono mettere a compostare tutti gli scarti di cucina, ma ce ne sono alcuni che vanno limitati ed altri che, invece, vanno evitati. Alcuni elementi, infatti, presentano tempi di trasformazione che sono troppo lunghi per un normale ciclo di compostaggio domestico, altri invece possono rallentare o inibire il processo di trasformazione, ed altri ancora, per trasformarsi, devono essere trattati con dei sistemi capaci di aggredire efficacemente la struttura cellulare. Per questa ragione è importante stilare una lista di quello che si può mettere nel compost e quello che è meglio destinare ad un altro tipo di raccolta.

Componenti facilmente compostabili

Tra i componenti che si prestano più facilmente alla trasformazione in compost ci sono quasi tutti gli scarti alimentari tranne gli olii esausti. Questi, infatti, creano uno strato impermeabile intorno alle radici che impedisce loro di assorbire sia i sali che l’ossigeno. E poi c’è tutto il materiale verde, dalle foglie secche delle piantine in balcone allo sfalcio del giardino. Vediamoli in dettaglio.

Scarti alimentari

Tra gli scarti che è possibile inserire nel compost senza problemi ci sono quasi tutti gli scarti della cucina e molti resti della tavola. Tra questi certamente puoi mettere nel compost i resti della frutta e della verdura e gli avanzi di tipo vegetale provenienti dalla mensa. Va bene anche la pasta, il pane fradicio e muffito (il pane duro è meglio usarlo per fare il pan grattato, ma se ti avanza puoi compostare anche quello) e ovviamente tutte le bucce e scorie di quanto già elencato. Se hai volatili in gabbia puoi mettere dentro anche i resti della pulizia delle cassettine, collocate sul fondo. E vanno bene anche gli scarti verdi delle piante di casa o del giardino.

Scarti verdi

Se hai delle piantine in casa e nel balcone o se hai un piccolo spazio a giardino, hai la possibilità di aggiungere al compost anche gli scarti verdi. Le foglie secche delle piantine domestiche, ad esempio, sono un ottimo prodotto da aggiungere al compost. Lo stesso vale per i fiori e i rametti. La regola ovviamente si estende anche al giardino, il che vuol dire che puoi mettere nella compostiera anche l’erba tagliata, le foglie e la paglia. E puoi aggiungere anche i rametti, pezzi di corteccia, segatura e trucioli.

Va bene anche il legno infradicito delle vecchie tavole, purché non siano state verniciate o trattate con impregnanti di vario genere. Se la legna però supera lo spessore di un centimetro allora, prima di essere messa nel compost, va sminuzzata con un biocippatore. Strumenti di natura agricola usati per frantumare lo sfalcio e la potatura del verde.

Componenti da compostare con attenzione

Ci sono degli alimenti che puoi aggiungere al compost solo in percentuali ridotte rispetto alla massa. Alcuni di essi, infatti, ritardano o bloccano la fermentazione. Altri, invece, sono nocivi ai lombrichi e agli animali che contribuiscono in maniera determinante al processo di trasformazione. I più comuni, tra questi, sono le bucce degli agrumi, i fondi di caffè, le foglie di tè e la cenere. Sugli alimenti proteici, come carne, pesce, formaggi e salumi, c’è anche da aggiungere che è meglio non concentrarli, ma distribuirli in vari punti del cumulo, per evitare di attirare i topi o altri animali che non siano d’aiuto alla trasformazione.

Componenti da non introdurre nel compost

Infine ci sono delle cose che non ci devi proprio mettere. Alcuni sembrano evidenti a tutti, come plastica, gomma, vetro e metallo, ma spesso non ci si rende conto che in mezzo al cibo ci sono anche dei brandelli minuscoli dei tre elementi, e non ci si cura di toglierli pensando che non possano causare danno. In molti casi li ritroverai integri quando raccogli la terra, ma se c’erano delle vernici o degli smalti potrebbero averla contaminata. Poi c’è da evitare di mettere dentro carta e cartone, troppo lenti a trasformarsi. In alternativa potresti sminuzzarli e bagnarli abbondantemente, prima di aggiungerli al compost, senza esagerare con le quantità.

Anche i medicinali scaduti non vanno scaricati nel compost perché molti di essi sono velenosi per le piante. Lo stesso vale per gli antiparassitari, la cui concentrazione andrebbe oltre i limiti di sopportazione della pianta. Infine non devi mettere dentro neanche gli scarti di legna trattata chimicamente con vernici, impregnanti, olii e paraffine. E, inoltre, evita assolutamente di farci finire dentro le batterie esauste, perché scaricherebbero nella terra del velenosissimo mercurio. Ovviamente non devi introdurre residui di tipo chimico o fisico che non siano interamente biodegradabili, e devi evitare di aggiungervi anche il sale da cucina.

Trattamento dei materiali da compostare

Se fai un compost che si limita ad usare gli avanzi di cucina il trattamento dei materiali è più semplice. Al contrario una miscela ricca, nella quale siano presenti anche sfalci e potature, è un po’ più complessa. In ambedue i casi comunque limitarsi a gettare nella compostiera i resti alla rinfusa non è la maniera migliore per fare il compost. Infatti tutto il materiale va ridimensionato il più possibile, e reso omogeneo. Il ridimensionamento si ottiene sminuzzando il materiale.

L’omogeneità, invece, si può ottenere con il mescolamento del miscuglio, almeno un paio di volte dopo l’immissione in botte, oppure mischiando gli elementi che hanno origine diversa, e cioè verde e cibo, prima di metterli nel contenitore. Questa pratica si rivela estremamente utile perché, per maturare, al compost serve ossigeno, abbastanza umidità e un rapporto equilibrato tra la quantità di fibre e gli avanzi proteici. La parte fibrosa, che è formata dal verde, e cioè ramaglia, foglie e segatura, contiene carbonio, mentre la proteica, formata dai resti della tavola, contiene principalmente azoto. Infatti, se le percentuali sono troppo squilibrate, i risultati non sono quelli sperati.

In pratica, se c’è troppo verde e la parte fibrosa prevale, la trasformazione parte molto lentamente ed ha un processo di maturazione abbastanza lungo. Se, invece, è la parte proteica ad essere troppo voluminosa rispetto al verde, allora il processo parte prima, è più veloce, ma l’humus è troppo grasso e la quantità prodotta è minore. Certo la cosa migliore sarebbe quella di mischiare la giusta quantità di ciascun elemento in base al suo apporto nutritivo, ma è praticamente impossibile avviare un processo del genere a livello casalingo.

Però, con un rapporto volumetrico di 2 a 1 oppure, meglio ancora, di 3 a 1, tra scarti fibrosi e resti proteici, e il giusto tempo di maturazione, puoi ottenere un buon compost, da utilizzare come concime per le tue piante, in vaso o in terra. La cosa importante è che il cumulo venga mescolato periodicamente per garantirgli la indispensabile arieggiatura, ed arrivare al completamento del tempo di maturazione prima di distribuirlo nei vasi. Infine, c’è una bella differenza tra mettere in compostiera i resti così come sono, oppure ridurli e sminuzzarli usando un buon tritura rifiuti.

Cenni sul tritura rifiuti

Molte persone fanno il compost domestico senza sminuzzare i rifiuti. Quando metti dentro poca roba, in un contenitore ben arieggiato e non ti importa quanto tempo passerà perché il tutto maturi, può anche andar bene metterci i resti per intero. Ma se vuoi che la fermentazione del compost parta bene e in fretta allora è meglio ridurre tutto ai minimi termini e mischiare per bene proteiche e fibrose. Per fare questo lavoro serve appunto il trita rifiuti. Quelli piccoli li trovi anche tra gli articoli da cucina, ma per fare il compost per il giardino ti serve una macchina più robusta ed efficace. Però, per evitare di caricare questa guida di troppe informazioni, ti darò qualche cenno per orientarti meglio e, se vuoi maggiori dettagli, li puoi trovare nella pagina dedicata ai biotrituratori.

Fai da te il compost con le compostiere

Se hai deciso di fare il compost in casa ti basterà attrezzarti con una compostiera domestica, alla quale abbiamo dedicato una pagina descrittiva a parte. Se invece hai uno spazio aperto, attrezzato a verde, allora puoi scegliere tra le tante compostiere da giardino. Se invece, in attesa che maturi il tuo compost, vuoi acquistare per le tue piantine dell’humus bello e pronto, che sia di buona qualità, allora dai un’occhiata ad alcuni prodotti che ci sono sembrati particolarmente interessanti. Intanto vediamo come si fa il compost con ciascuna delle due soluzioni.

Come fare il compost a casa

Per realizzare il compost a casa serve una compostiera. Dopo averla acquistata la prima cosa da fare è prendere un agenda nella quale segnare, ogni volta che conferisci gli scarti nel cestello, le quantità di materiale fibroso e organico. Per farlo ti basta approntare una scodella, o un piatto, come unità di misura. Poi dovrai segnare in agenda se conferisci nella compostiera il contenitore pieno, oppure una porzione, insieme alle percentuali approssimative di verde e avanzi. Questo ti servirà a tenere sotto controllo le percentuali, in modo da avviare al meglio la trasformazione.

Poi devi sminuzzare tutti i resti, usando coltello e tagliere se non hai un bio trituratore, e mischiarli per bene. A questo punto devi introdurre la miscela nella compostiera, dopo aver arieggiato il contenuto precedente rimescolandolo, magari spostandoti in balcone se la compostiera è da sotto lavello. Il nuovo miscuglio può essere semplicemente poggiato sopra il precedente, oppure leggermente mischiato alla parte superficiale del vecchio. La cosa importante è che l’aria possa circolare liberamente sia sopra che sotto il cumulo.

A questo punto devi solo chiudere il coperchio e svuotare il piatto del percolato collocato in fondo alla compostiera. Si tratta a tutti gli effetti di acque nere, per cui devi scaricarle in un wc o una piletta per gli stracci con funzioni di gettatoio. Alcune compostiere sono sprovviste del piatto di raccolta. In questo caso devi mettere sul fondo dei fogli di carta robusta capaci di assorbire i liquidi prodotti dalla putrefazione. Fogli che, quando prelevi il compost, in parte si saranno trasformati in humus e in parte andranno gettati nell’indifferenziata, o nell’umido municipale, se nel tuo Comune è previsto che tu ci possa conferire anche la carta sporca di alimenti.

I tempi di prima maturazione (compost fresco) si aggirano tra i 4 e i 6 mesi e dipendono dalle percentuali dei due componenti all’interno del miscuglio e dalla frequenza con cui il compost viene rigirato e arieggiato. Passato il primo periodo puoi usarlo come compost fresco (vedi più giù l’articolo in dettaglio) oppure aspettare che maturi ulteriormente, travasandolo dentro una seconda compostiera domestica, oppure dentro dei grandi vasi vuoti, arieggiati e coperti.

Basteranno altri 4 mesi circa e, se lo rimescoli ogni tanto, agevoli l’arieggiamento e acceleri il processo. Per questo compito vanno bene dei vasi per piante da 60 o 80 centimetri di diametro, forati sotto e coperti con delle vecchie tavole di legno, oppure con della tela di sacco.

Come fare il compost in giardino

Per fare il compost in giardino devi dotarti di una o più compostiere da giardino. La scelta più conveniente è quella di prenderne due da 400 o 500 litri, da affiancare tra loro per poter lavorare più agevolmente e impegnare uno spazio unico. Però, se non hai spazio a sufficienza da dedicare al compost, puoi farlo senza problemi usando un solo contenitore. La compostiera da giardino, a differenza di quella domestica, in molti casi ti arriva in kit di montaggio.

Lasciando perdere i dettagli per montarla, che troverai allegati al collo di spedizione, quello che devi sapere è che nella gran parte dei casi la struttura è priva del fondo. La ragione è semplice. Al fondo si raccoglie il liquido di percola del compost in via di maturazione, che deve disperdersi nel terreno. Però nessuno ti vieta di realizzare una protezione dai roditori, attratti sia dai resti di cibo che dal calore, mettendo a terra, prima di collocare la compostiera, una rete a maglia stretta e alcune vecchie tavole non verniciate, da tagliare a misura e distanziare tra loro di un paio di centimetri. Quest’accortezza ti servirà a raccogliere più facilmente l’humus quando apri il portello e lascerà che il percolato non ristagni.

Una volta montata la compostiera da giardino dovrai iniziare a caricarla. Il processo di raccolta e caricamento è abbastanza semplice e dipende dalla frequenza con la quale passi gli scarti attraverso il trituratore. Se puoi fare spesso questa operazione, allora ti conviene mischiare preventivamente i rifiuti in un unico bidone, rigirandoli almeno un paio di volte, prima di tritarli e metterli nella compostiera.

Se invece puoi dedicartici più raramente, allora ti conviene usare due secchioni separati e mischiare la fibrosa e la proteica solo quando le sminuzzi. La cosa migliore è quella di alternare la triturazione dei resti contenuti in ciascuna delle due, mettendo di volta in volta un po’ di cibo e un po’ di verde, in modo da mischiarli da subito e il più uniformemente possibile. I secchioni per la raccolta devono essere traspiranti e forati sul fondo perché comunque, appena cominci a stoccarvi dentro i rifiuti, questi dopo un po’ iniziano a imputridire e avviano la trasformazione.

Dopo che hai sminuzzato per bene i resti, sia di fibrosa che di proteica, devi finire di mescolarli assieme e finalmente conferirli nella compostiera, poggiandoli sopra il compost che è già in fase di maturazione. Se è possibile è meglio, prima di aggiungere i nuovi resti, dare una mescolata al vecchio compost e assicurarsi che l’aria circoli e che sia abbastanza umido. Per controllare l’umidità puoi usare il vecchio sistema del pugno. Prendi un po’ di compost in mano e lo strizzi.

Se esce del liquido è troppo umido, se si sbriciola va bagnato. Se invece la sensazione è quella di una spugna bagnata allora va bene. Se vuoi puoi anche usare un igrometro a siringa ma, a mio parere, è una scelta eccessivamente ponderata, perché in natura gli scarti diventano terra sotto qualsiasi condizione e stagione. È solo questione di tempo e potrai ritirare il tuo compost maturo ed usarlo appena è pronto.

Consistenza del compost

Il compost pronto deve avere un buon profumo, essere appena palpabile, fresco, leggero e non sbriciolarsi tra le dita. In pratica deve avere tutte le caratteristiche di un ottimo terriccio per piante in vaso. Ma spesso ciò non si verifica e il compost si rivela unto e appiccicoso, oppure polveroso e friabile. Vediamo perché.  

Il compost troppo grasso

A volte il compost fa fatica a maturare e risulta troppo grasso. Può dipendere dalle percentuali di materia proteica troppo abbondanti, dalla cattiva e insufficiente arieggiatura, dalla pressione eccessiva, dalla mancanza di mescolatura, dalla poca presenza di agenti di trasformazione, come vermi e lombrichi. In questo caso non puoi usarlo come concime perché è ancora troppo carico.

Quindi, o lo lasci nella compostiera a decantare ancora un po’, oppure devi mischiarlo alla paglia, aggiungendo un abbondante quantitativo di fibre, e collocarlo in un secondo contenitore per il compost, dopo averlo rigirato abbondantemente.

Questa soluzione ti permette di poter utilizzare la prima compostiera per mettere a fermentare rifiuti freschi e usare la seconda per fare ultimare il processo al compost, che è già in fase di maturazione. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di lasciarlo all’aperto, dopo averlo ben mischiato con della paglia, coperto con dei sacchi di juta e innaffiato con l’acqua, soprattutto quando asciuga troppo a causa del sole. Ma è un procedimento che è possibile attuare solo se si ha disposizione uno spazio appartato lontano da casa, come può essere in una fattoria in campagna.

Il compost troppo magro

Se metti troppe fibre il compost fatica a maturare e rimane appena annerito. In questi casi può servire a mala pena come pacciamatura tra le filare delle ortive o, se vuoi che si trasformi in compost, devi aggiungere degli elementi che favoriscano la trasformazione, come i lombrichi o i vermi di grassura. Per questa ragione, quando rimuovi il compost maturo, devi stare attento a non distruggere i vermi e, se sono troppi, ricollocarli in cima al cumulo, oppure conservarli in un piccolo contenitore con terra e scarti, come uno scatolo di cartone o un vaso per piante coperto, in modo da poterli recuperare in una seconda occasione.

Una delle soluzioni, per migliorare il compost magro, è quella di aggiungere del letame fresco, da recuperare presso qualche allevamento. Se adotti questo sistema allora è fondamentale sapere da quale animale proviene il letame. Il più ricco è quello bovino, cui puoi aggiungere quello ovino con una percentuale massimo di 1 a 4. In caso di aggiunta di letame al compost, la cosa migliore è scavare una buca al centro del cumulo e scaricarlo all’interno. Ciò perché si trasforma più velocemente grazie alle temperature, il cattivo odore viene soffocato e attira meno gli insetti essendo coperto.

Però devi fare attenzione ai tempi di maturazione. Infatti non puoi usare letame fresco, anche se abbondantemente mischiato al materiale fibroso, prima che abbia raggiunto il giusto grado di maturazione e scaricato gran parte degli umori. Quindi non prima dei 4 – 6 mesi, se ti serve per la concimazione preventiva dell’orto, oppure 7 – 8 mesi se ti serve per il giardino. Se poi lo devi usare per i vasi, allora dovrai aspettare anche 9 o 10 mesi.

Tempi di maturazione del compost

Qualche indicazione sui tempi di maturazione del compost è già stata data, ma si tratta di un punto talmente importante che è preferibile dedicare a questo argomento un capitolo a parte. Considera che si tratta comunque di valori indicativi, perché stagione, temperature, percentuali, materiali conferiti, additivi, arieggiatura, mescolatura, insetti ed espedienti vari, possono accelerare o ritardare il processo anche di uno o due mesi. In questo caso saranno la sua consistenza e la tua esperienza a farti capire se il compost è pronto o meno. Vediamo le tre fasi principali.

Compost fresco

Per quanto veloce possa essere la maturazione del compost, fino ai primi mesi rimane in piena trasformazione biologica. Quindi è troppo ricco di elementi nutritivi non digeriti, che risultano eccessivamente pesanti per le radici. Se la maturazione si sviluppa durante l’inverno, allora non sarà possibile usarlo prima del 4° mese dall’inizio della marcescenza e solo in determinate situazioni. Se invece è un compost estivo probabilmente è già pronto dopo il terzo mese.

In ogni caso, però, si tratta di un compost, definito “fresco”, che non puoi ancora distribuire alle piante ma solo mischiare al terreno vergine, come quello della preparazione autunnale dell’orto. Infatti, quando acquisti un sacco di concime per terra, generalmente si tratta di compost fresco ed è facile che ci trovi dentro anche dei lombrichi.

Compost pronto

Puoi considerare pronto il compost che abbia fatto almeno 5 mesi di maturazione, meglio 6 o 7. Il compost pronto può essere distribuito al giardino o all’orto anche appena prima del trapianto. Quando acquisti un sacco di compost per l’orto generalmente si tratta di compost pronto.

Compost maturo

Dopo un intero ciclo biologico il compost può considerarsi maturo. Un compost maturo può essere messo a contatto con le radici o utilizzato per le fioriere da vivaio dove far nascere e crescere le piantine. È il compost ideale per essere usato nei vasi, anche come terriccio, oppure per preparare il terreno prima della semina del prato. Quando acquisti un sacco di compost per fiori e rose generalmente si tratta di compost maturo.

Le quantità da mischiare alla terra

Le quantità di compost da mischiare alla terra dipendono da alcuni fattori. Il primo è la secchezza della terra da concimare. Se è troppo sfruttata puoi aggiungere il massimo della quantità consigliata. Altro fattore è il tipo di pianta da concimare. Ci sono piante che hanno radici delicate, come molte floricole. Per queste meglio non esagerare con le quantità e usare solo del compost maturo.

Altre invece hanno radici solide e profonde, fusto legnoso e folta chioma, ed hanno bisogno di più nutrimento. E, infine, c’è da considerare anche la percentuale di elementi contenuti nel compost. Infatti un buon terriccio concimato deve contenere tutti e tre gli elementi della formula NPK, cioè Azoto, Fosforo e Potassio, con l’aggiunta di piccole ma importanti percentuali di Ferro, Boro, Rame, Manganese e Zinco.

In quest’ultimo caso, per rilevare la presenza dei vari componenti, dovresti prelevare dei campioni in varie zone del compost e portarli ad analizzare presso un laboratorio chimico. Però, se le percentuali di secco e umido, nel compost che hai realizzato, sono abbastanza omogenee ed equilibrate, i tre elementi dovrebbero essere presenti in maniera sufficiente.

Quindi ti basta limitare la quantità da distribuire in base al livello di maturazione del compost e alla tipologia di pianta. In ogni caso puoi fare riferimento a delle tabelle di distribuzione media per tipologie, quindi orticole, frutticole e floricole.

Orticole

Per quello che riguarda le orticole, che hanno un ciclo vegetativo stagionale, è meglio concimare la terra prima del trapianto delle piantine da vivaio. Lo stesso principio vale se decidi di coltivarle in fioriere di legno o in plastica, secondo le nuove tendenze dell’orto in casa. Tendenze molto sfruttate soprattutto in città e da chi non ha uno spazio verde da coltivare. L’orto va concimato col “compost pronto” poco prima di mettere le piantine a dimora, distribuendone da 1 ai 3 chili per metro quadro, a seconda della delicatezza delle piante.

Per le ortive a foglia, ad esempio, basta 1 kg/mq, portandolo a 2kg/mq se si tratta di lattughe, cicorie, bietole e rape. Per pomodori, zucchine, melanzane, cavoli, peperoni e simili devi mettere almeno 3kg/mq. Se, invece, intervieni a piante cresciute, allora devi usare il “compost maturo” e irrigare per bene.

Frutticole

Agli alberi da frutto devi dare concime dopo la raccolta, coprendo a pacciame tutto il terreno sotto la chioma con un paio di centimetri di materiale, e spargendo il concime lontano dal fusto per 30 o 40 centimetri. In questo caso puoi usare anche il “compost fresco” e rinnovarlo ogni tre mesi.

Floricole

Per le floricole devi usare il “compost maturo”. Se concimi le aiuole puoi usare anche 2kg/mq, se invece sono in vaso ti conviene stendere solo un velo leggero sulla superficie, non più di un centimetro, dopo averlo mischiato a parte con terra arida e sabbia al 40%. Quindi una dose scarsa di compost e una più ricca di sabbia e terra.

Come si distribuisce il compost alla terra

Il compost fresco va rinvangato sulla terra frolla e pulita, possibilmente lavorata con una zappa meccanica, rivoltandola fino ad una profondità di 15 – 20 centimetri, solo se si tratta di un pre-impianto e la terra è priva di coltivazioni. Una tecnica che puoi utilizzare, ad esempio, per preparare il terreno per le ortive. In questo caso il lavoro e la distribuzione del compost fresco vanno fatti 6 mesi prima del trapianto. Il compost pronto e il compost maturo, invece, vanno poggiati sulla terra, appena mischiati alla zolla superficiale, con una vangatura leggera e preferibilmente manuale, e poi vanno irrigati per fare sciogliere i sali e farli arrivare alle radici.

Elementi fondamentali e cenni sul concime inorganico

Come abbiamo già accennato prima, per alimentare le piante servono soprattutto Azoto, Fosforo e Potassio, identificati nella formula NPK, insieme a piccole percentuali di altri minerali utili. Ma è proprio la presenza ed il rapporto delle tre componenti base che è fondamentale, e identifica concimi diversi e destinati ad usi differenti. Quello che invece è importante sapere, al di là delle affermazioni e della demonizzazione, tuttora molto sentita, del concime inorganico, è che il suo uso, soprattutto grazie alle nuove formulazioni e ad un uso corretto, non è nocivo per le piante.

Anzi nelle grandi coltivazioni è indispensabile e non impoverisce il terreno, che invece viene impoverito dallo sfruttamento intensivo. Il concime inorganico, infatti, permette una nutrizione razionale delle piante a costi decisamente più contenuti, sia come acquisto che come distribuzione. È più efficace, soprattutto dove le coltivazioni sono difficili, e il suo discioglimento nella terra, grazie alle nuove formule ritardanti, è altrettanto progressivo.

Però il concime inorganico, a differenza del concime naturale, non ha nessun valore ammendante e a questo aspetto bisogna necessariamente porre rimedio. La capacità ammendante del concime naturale, infatti, è fondamentale per ingrassare la zolla, ridurre e sanare la dilavazione della crosta superficiale della terra, dovuta ai cicli di irrigazione, e migliorare la penetrazione progressiva dei sali nel terreno.

Per questa ragione in agricoltura i due concimi sono altrettanto importanti, si mischiano e si compensano a vicenda. E poi, per i sostenitori del naturale a tutto tondo, ormai si trova in vendita dell’ottimo concime organico (quindi con i tre elementi essenziali NPK ottenuti per estrazione da rifiuti materici e non per sintesi di laboratorio) confezionato in granuli idrosolubili, altrettanto comodi da stoccare e distribuire del cosiddetto concime chimico. Un po’ più costosi certo, ma totalmente biologici e altrettanto efficaci.

crediti immagine articolo: pixabay.com/it/photos/fresco-compost-mano-uomo-2386786/

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